Tontitown

Tontitown, contea di Chicot, Arkansas: la prima colonia italiana negli USA

Nell'Arkansas, alla fine dell'Ottocento, si ebbero i primi insediamenti rurali da parte di italiani. Generalmente negli Stati Uniti le colonie furono rare per varie ragioni. In primo luogo perché l'emigrazione italiana era costituita, all'epoca, per lo più da uomini senza famiglia privi dei capitali necessari per l'acquisto di terreni il cui costo lievitava di continuo: le terre vergini ormai scarseggiavano mentre il prezzo di quelle già in coltivazione era proibitivo.
Tontitown sorge ai margini dell'altopiano degli Ozarks, nella zona nord-ovest dello Stato, sulla strada che dalla città di Springdale si dirige verso l'Oklahoma. La sua storia comincia con quella di Sunny Side, colonia situata in un'ansa alluvionale del Mississippi e nata da un accordo tra l'imprenditore americano Austin Corbin e il sindaco di Roma, il principe Emanuele Ruspoli. Il gruppo di coloni arruolato era costituito in massima parte di famiglie venete, con alcuni emiliani e romagnoli. Arrivò a Sunny Side nel 1895 ma, già nell'anno seguente, su richiesta del Corbin e con l'assenso dell'autorità ecclesiastica locale, padre Pietro Bandini prese la guida della comunità. La malaria, le alluvioni, la morte del Corbin e di alcuni dei coloni, sfoltirono il gruppo. Dopo due anni di lotta, padre Bandini si arrese e cercò terreni più adatti. Nell'aprile 1898, acquistò nell'area del futuro paese di Tontitown i primi acri di terreno. Secondo i dati dei censimenti la popolazione non ha avuto variazioni notevoli: poco più o poco meno di 200 abitanti.

Tontitown

Nel 1880 lo studioso Egisto Rossi compì, per incarico del senatore Alessandro Rossi, il noto industriale laniero di Schio, un viaggio negli Stati Uniti per studiare le cause della concorrenza agricola nei confronti dell'Europa e il sistema dei trasporti. Dalle statistiche al 1880 - da lui citate - risultava che la popolazione degli USA era complessivamente di 43.475.840 individui, di cui 6.679.943 nati all'estero. L'Arkansas aveva in tutto 792.175 abitanti di cui 10.350 nati all'estero e, fra questi, soltanto 136 erano italiani. Anche se dal 1890 il flusso migratorio dall'Italia agli USA ebbe un notevole incremento, alla fondazione di Sunny Side il numero degli emigrati italiani non poteva essere superiore a qualche centinaio di unità in tutto lo Stato. La scarsa presenza può spiegare anche l'atteggiamento di ostilità nei confronti della colonia italiana considerato che, sempre in base alle suddette statistiche, gli stranieri erano in prevalenza: tedeschi (3.620), irlandesi (2.432), inglesi (1.176), canadesi (732) cui seguivano, fortemente distanziati, francesi, svizzeri,scozzesi, svedesi, polacchi e italiani. D'altro canto anche allora lo Stato con la maggior componente di immigrati italiani era quello di New York che, su un totale di 1.212.379 stranieri, vedeva gli italiani al sesto posto (15.113) dopo irlandesi (499.445), tedeschi (355.913), inglesi (116.362), canadesi (84.182), scozzesi (28.066).
La colonizzazione dell'Arkansas aveva avuto inizio nel 1870 ed avanzava rapidamente perché la zona godeva di un buon clima, il terreno era fertile, era vicina a grandi centri commerciali (St. Louis, Galveston, Memphis, New Orleans), era attraversata dalla ferrovia Saint Louis Iron Mountain and Southern. Vi si poteva coltivare oltre frumento, fieno, mais, cotone, ogni tipo di frutta. Colonie di veneti, al momento del viaggio di Rossi, esistevano a Orfeoville, non lontano dalla capitale Little Rock, coltivavano frutta, vite e producevano formaggi. [cfr. EGISTO ROSSI, Gli Stati Uniti e la concorrenza americana. Studi di agricoltura, industria e commercio da un recente viaggio di Egisto Rossi, Firenze 1884].
A Sunny Side le condizioni di locazione erano quelle tradizionali delle piantagioni di cotone: il padrone affittava terra, casa, attrezzi, anticipava sementi e il fittavolo restituiva quanto avuto in prestito con la cessione di una parte più o meno cospicua del raccolto. L'acquisto di beni di prima necessità avveniva in negozi che erano controllati dal padrone, a prezzi non di mercato. Il podere tipo era costituito da 12 acri, pari a circa 5 ettari. A Tontitown, invece, le terre erano di proprietà anche se l'estensione non superava, se non di rado, i 40 acri o poco più, un'estensione che permetteva la coltivazione senza l'aiuto di braccianti, assenti nella zona. La ridotta estensione ritardò l'affermarsi della meccanizzazione, impostasi specialmente dopo la seconda guerra mondiale. Gli italiani, costituitisi in cooperativa nei primi anni del Novecento, coltivarono prevalentemente frutta e destinarono una parte minore dei loro campi alla produzione di uva da vino. Con il proibizionismo si dedicarono alla produzione di succhi di frutta dopo l'apertura di uno stabilimento a Springfield di cui, negli anni cinquanta, divennero comproprietari.

MARIA ROSARIA OSTUNI